E’ iniziata ieri la discussione in Aula sulla modifica della l.p. 24/1991.
Non essendo disponibile il filmato del mio intervento per la par condicio elettorale, riporto il testo:
“In occasione del mio ingresso in Consiglio provinciale molto si è insistito sull’identificarmi come cacciatrice, probabilmente il tentativo era per una caratterizzazione un po’ folcloristica, personalmente l’ho vissuto con grande orgoglio benché al momento la mia licenza non sia rinnovata ma solo come pausa dovuta alle gravidanze.
Ringrazio l’Assessore per questo disegno di legge, in quanto il mondo venatorio accoglie di buon grado l’aggiornamento dell’apparato sanzionatorio previsto dal ddl che oggi trattiamo, volto a un suo inasprimento, proprio perché sono i cacciatori stessi ad avere a cuore il proprio onore. Infatti la distinzione tra cacciatori e bracconieri che da tanti anni il mondo venatorio porta avanti non è una operazione fasulla di mero marketing, ma è la presentazione dell’essenza del cacciatore, nella sua veste più autentica, compresa e integrata a livello sociale in particolare oltralpe.
Per venire al ddl 10, Alcuni colleghi hanno osservato che a loro parere le sanzioni pecuniarie previste siano troppo basse, ma poco si è detto della sospensione prevista all’interno della legge, cosa che ritengo molto utile. Si è infatti prevista la definizione
• dei casi di applicazione,
• della decorrenza e
• della specifica durata della sospensione.
si determina così tra il resto l’eliminazione del contenzioso dinanzi alla Giunta provinciale, oltre ad avere anche un effetto preventivo e repressivo che può essere molto più efficace dello strumento pecuniario. Posso infatti confermare che la proposta del presidente ACT in commissione di valutare un ulteriore elevamento dell’inasprimento non è sentita solo dai vertici dell’associazione, ma è un sentimento diffuso anche tra gli associati, come ho avuto modo di verificare personalmente nel lavoro di coinvolgimento compiuto .
Voglio ribadire che l’attività venatoria è disciplinata dalla legge, esprime tradizioni e consuetudine che rappresentano anche un grande patrimonio culturale. Condivido quindi con la cons. Coppola quando dice che la caccia è chiamata impropriamente sport. Sono d’accordo! È molto più di questo: è passione – anche ancestrale – è tradizione, e conoscenza del territorio, nella sua accezione più estesa di conoscenza anche delle sue caratteristiche, delle sue esigenze, dei suoi ritmi. Non voglio entrare nella polemica sul Comitato faunistico: desidero solo rammentare che, durante i lavori della commissione, è stata una parte delle associazioni ambientaliste ad invocare ora lo scontro sociale, cosa che ho trovato assolutamente fuori luogo, e se può essere vero che originariamente tale comitato era nato come luogo pensato per promuovere il dialogo tra componenti della società con posizioni difficilmente conciliabili, e quindi cercare di appianare qualche contrapposizione, è necessario anche ricordare che comunque questo non ha certo evitato che si ricorresse continuamente allo strumento del ricorso contro questo o quel provvedimento in tema di caccia da parte delle associazioni ambientaliste o di qualche forza politica, come nel caso del cons. Degasperi con le prescrizioni tecniche 2018/2019.
Ma non è questo il tema di cui stiamo dibattendo oggi, quindi tornando al disegno di legge si tratta di intervento significativo e personalmente ben accolto sia dal punto di vista politico che venatorio.”
Trento, 11 aprile 2019