Stamattina ero presente all’Assemblea dei soci di Anffas Trentino: ci tenevo proprio. Perché essere genitore ti mette di fronte all’incognita dello stato di salute della creatura che cresce dentro di te, e acuisce esponenzialmente – per lo meno nel mio caso – la sensibilità nei confronti di tutte quelle famiglie e quegli ambienti che dedicano la loro vita ad accompagnare quella delle persone disabili.
E attore protagonista in questo contesto è sicuramente Anffas con le sue famiglie di soci, con i suoi operatori, con i suoi volontari. “Felicità non fa rima con normalità”: ho letto tanti significati in questa frase. Il più scontato mi sembra sia un richiamo a chi si complica la vita per cose a volte di poco conto, senza dare veramente il peso giusto alle situazioni. Il più importante invece mi sembra sia la mission che sta dietro a chi fa proprie queste parole, quella di chi si spende quotidianamente, come familiare, come operatore, come volontario, per cercare di rendere migliore la vita di chi è disabile. Nelle situazioni di disabilità intellettiva ed emotivo/relazionale è fondamentale lo sforzo di dare e riconoscere dignità, individuando tutti i percorsi attuabili per dare serenità, aiuto, progettualità (e quindi, appunto, felicità) basati sulle potenzialità e possibilità di ciascuno, e mirati a raggiungere il maggior livello di autonomia perseguibile per quella persona: dall’inserimento lavorativo, all’attività sportiva, a diversi gradi di manualità o anche solo la conquista di parole, sorrisi, sguardi. Senza pietismo ma con consapevolezza delle difficoltà e con la volontà di fare tutto quello che si può e anche di più per generare felicità gratuita e autentica.

Ecco quello che ho portato via stamattina e quello che ho colto nella lettera che ci è stata letta nel corso dei lavori e che mi sembra significativo riportare. Grazie davvero di cuore a tutti voi.
Trento, 24 maggio