La Consigliera Provinciale Vanessa Masè e il Vicesindaco di Levico Patrick Arcais intervengono sulla vicenda del servizio sociale distaccato della comunità di valle dell’Alta Valsugana.

Vanessa Masè ( Consigliere Provinciale di La Civica ) :
” Da qualche mese sto seguendo con non poca apprensione la vicenda del servizio sociale distaccato della comunità di valle dell’Alta Valsugana, che ha sede presso il poliambulatorio di Levico e che serve per diverse amministrazioni comunali. La Comunità di Valle, per opera dei suoi amministratori, intende accentrare l’intero servizio a Pergine, privando così quei territori di un importantissimo punto di riferimento, proponendo come palliativo un non ancora ben definito “recapito territoriale” da istituire nei singoli comuni per organizzare eventuali incontri su appuntamento per i Cittadini impossibilitati a raggiungere la sede centrale.
Fino ad ora i numerosi appelli provenienti da più ambienti per il mantenimento del servizio attuale sono caduti nel vuoto, e la risposta è sempre stata che questa riorganizzazione porterà un “efficientamento” dei servizi e un risparmio di risorse pubbliche. Ma, a conti fatti, questo risparmio è stato individuato in circa 12 mila euro di utenze rimborsati ad APSS. Ma se questo risparmio (peraltro consideriamo anche la cifra) è quantificabile, quanto costa alla comunità, intesa come somma di individui, questa riorganizzazione, che indubbiamente porterebbe ad un allontanamento della fruizione di un servizio che oggettivamente funziona? Non possiamo pensare di ridurre gli utenti a meri numeri. Gli utenti sono Persone, e a maggior ragione questa attenzione va posta nel momento in cui parliamo di un servizio messo a disposizione per affiancare delle fragilità.
Da quando le persone e le loro necessità hanno smesso di essere al centro delle politiche sociali? La parola “sociale” rimanda a comunità, a scambio reciproco, a necessità di ascolto, non ad altro. Può una struttura che si chiama “Comunità di valle” e quindi nata per rispondere alle necessità di un territorio limitato e per offrire veri servizi di “vicinato”, ragionare solo in termini di accentramento ed efficientamento? Se una struttura pensata per essere il più possibile vicino ai propri abitanti, smette di esserlo, forse è il modello organizzativo che va ripensato; se le decisioni sono verticistiche e irremovibili, che senso ha chiamarla “Comunità”? Nella logica della forza politica cui appartengo, la vicinanza ai cittadini, l’ascolto soprattutto alle zone lontane dal centro, il cercare di portare i servizi laddove servono e quando servono, non è uno spreco di risorse, ma anzi è un impiego corretto delle stesse, è la modalità con cui l’ente pubblico si interfaccia con i cittadini e li fa sentire sostenuti. Che questo ente sia oggetto di ripensamento da parte dell’attuale maggioranza provinciale è cosa nota, ma ciò nell’intento di rispondere maggiormente ai bisogni dei cittadini, senza sovrastrutturazioni e giri inutili. È quindi perfettamente coerente questa presa di posizione forte rispetto ad un servizio che funziona, che ha una storia quasi quarantennale alle spalle, e che annualmente aiuta centinaia di Persone affiancandosi alle loro difficoltà e fragilità, in un contesto noto, ben definito, e percepito come affidabile e sicuro.
La nostra Autonomia ha la responsabilità di governare una comunità di cinquecentocinquantamila persone: i vari livelli di governo quindi hanno l’opportunità di decidere come attuare, in maniera sussidiaria, questa responsabilità tenendo presente le problematiche reali e quotidiane dei propri cittadini. Sulla base di ciò pertanto baso il mio appello per riconsiderare questa decisione così lontana dalle persone e dalle loro necessità. “
Patrick Arcais ( Vicesindaco di Levico e membro del Direttivo delLa Civica ) :
” Quando i territori vengono coinvolti in organizzazioni e ragionamenti di ampio raggio, come nel caso delle Comunità di Valle, essi devono essere resi partecipi circa i processi di cambiamento fin dal loro principio, anche per essere messi nella condizione di poter esprimere la propria opinione.
Non è calando dall’alto le decisioni, seppur legittime dal punto di vista formale, che si coinvolgono i territori.
L’imposizione di un netto ed evidente ridimensionamento con inevitabili ricadute per la Comunità, come in questo caso, non può passare inosservata e gli amministratori locali non possono e non devono semplicemente prenderne atto.
Il Comune di Levico, nel tentativo di coinvolgere anche le altre Amministrazioni interessate, si è fino ad oggi dichiarato, e si dichiarerà apertamente in sede di specifica assemblea, assolutamente contrario a questa riorganizzazione. “