La Comunità di valle intende riorganizzare il servizio sociale ma i territori sono fortemente preoccupati per la perdita di un presidio considerato essenziale. L’assessore Mattia Gottardi: “Addurre motivazioni economiche non sembra corretto: il costo è di 12 mila euro e si rischia di ridurre un’attività riconosciuta come valida, efficiente e di qualità”

LEVICO TERME. “Auspico un ripensamento della Comunità di valle attraverso un percorso di condivisione con Levico ma anche con gli altri Comuni che fanno riferimento a quel presidio”. A dirlo a Il Dolomiti è l’assessore Mattia Gottardi che interviene sull’ipotesi di centralizzare a Pergine il servizio sociale oggi inserito all’interno del poliambulatorio del centro termale. “Questa manovra impoverisce una valle, riduce un servizio universalmente riconosciuto come valido, efficiente, di qualità e pronto a fornire le risposte, promettendo di stabilire un punto di prossimità non presidiato, se non su appuntamento, in caso di riorganizzazione. Le precedenti esperienze di questo tipo però non hanno funzionato e quindi è necessario un supplemento di riflessione”.
Un’indicazione è arrivata a novembre 2020 a seguito dell’approvazione dello schema di bilancio di previsione finanziario 2021-23, e comunicata all’amministrazione comunale di Levico Terme all’inizio della stagione estiva 2021 (Qui articolo).
L’amministrazione comunale di Levico è molto preoccupata e ricerca una soluzione per salvaguardare un servizio ritenuto essenziale: circa il 16% dei residenti del centro termale si rivolge ai professionisti inseriti nel poliambulatorio, 413 persone nel 2019 e 407 cittadini nel 2020. A questo si aggiunge il fatto che la stessa struttura è di riferimento anche ad altri Comuni, nello specifico Tenna, Calceranica, Altopiano della Vigolana e Caldonazzo, poiché inseriti a oggi nel medesimo “ambito territoriale”.
Preoccupazioni condivise anche dalla Caritas, un braccio operativo di questo servizio e che collabora in modo molto stretto con le varie amministrazioni comunali e il servizio sociale per meglio rispondere e organizzare le esigenze dei cittadini (una collaborazione molto importante già prima dell’emergenza Covid) ma anche dagli altri territori che ruotano intorno al servizio levicense: “Sono fermamente convinto che è fondamentale mantenere un presidio territoriale quale il servizio sociale a Levico. Non si può valutare una razionalizzazione di un settore così importante esclusivamente sulla base di ragioni meramente economiche” ha spiegato a Il Dolomiti Marco Nicolò Perinelli, sindaco di Tenna (Qui articolo).
E se spalle al muro la Comunità di valle Alta Valsugana e Bernstol, oggi commissariata in attesa della Riforma del settore che dovrebbe arrivare sul tavolo proprio l’anno prossimo, potrebbe rivedere i piani messi nero su bianco nella recente delibera, la Provincia intanto affianca i territori.
“Questo servizio socio-assistenziale che fa capo alla Comunità di valle, prima comprensorio, esiste a Levico dal 1986, oggi segue solo nel centro termale, dati alla mano, oltre 400 persone, senza considerare l’utenza servita a Caldonazzo, Calceranica, Tenna e Vigolana. La decisione di chiudere questo sportello – evidenzia Gottardi – adducendo motivazioni di natura economica (dovute dai costi relativi alla sede periferica di Levico) e organizzativa non sembra una ragione corretta: il costo vivo è di circa 12 mila euro di utenze all’Apss, nulla di più. Parlare di costi da ridurre pare quindi un pretesto di fronte a queste cifre rispetto al presidio garantito dal servizio”.
L’ipotesi messa in campo dalla Comunità è quella di prevedere un recapito territoriale per agevolare le persone con difficoltà a spostarsi ma il “trasloco” per centralizzare gran parte delle attività a Pergine dovrebbe avvenire entro giugno 2022. “Dal punto di vista organizzativo – prosegue l’assessore provinciale – l’intento pare essere quello di richiedere ai Comuni uno spazio all’interno degli stessi dove aprire un recapito, un piccolo punto di contatto per poter organizzare eventuali appuntamenti per chi non potesse raggiungere Pergine: questo strumento è stato già utilizzato in passato: il risultato è stato la disattivazione per inutilizzo. Chi attende settimane per un colloquio? Senza contare che oggi il cittadino si reca in un poliambulatorio con parcheggio libero, recandosi in un posto neutro e non categorizzante, considerata la delicatezza delle questioni”.
Insomma, la riorganizzazione non s’ha da fare. Dalla Provincia sembra arrivare un semaforo rosso alla riorganizzazione. “Fino a oggi la distribuzione e la gestione dell’utenza permette ai cittadini di essere seguiti con una certa attenzione, riconoscendo comunque ai due Comuni più popolosi della zona di competenza il ruolo di ‘custodi’ della propria e delle altre Comunità. Questa manovra non affonda le proprie radici in una necessità di carenza del personale, come potrebbe essere per altri servizi che negli anni sono venuti a mancare nelle valli, quanto in una personale necessità riorganizzativa della Comunità di valle. Una decisione che vede la contrarietà totale dell’amministrazione comunale di Levico con la quale è necessario confrontarsi e decidere insieme. Auspico dunque un ripensamento attraverso un percorso con il centro termale ma anche con gli altri Comuni che su quel presidio fanno riferimento”, conclude Gottardi.
Fonte : Il Dolomiti