Cons. Vanessa Masè
Ricorre in questi giorni l’anniversario del sanguinoso rapimento di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, avvenuto il 16 marzo 1978. Moro fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana, deputato dell’Assemblea Costituente, più volte ministro e cinque volte Presidente del Consiglio. Quando fu rapito era presidente della Democrazia Cristiana e venne ucciso dopo 55 giorni di prigionia.
Aldo Moro, persona riservata e profonda, molto religiosa, era sempre attento a considerare le ragioni dell’altro e per questo fu grande diplomatico in un’epoca di intensa vivacità politica. Uno dei suoi concetti chiave recitava “prima le persone e le comunità e dopo lo Stato”. Aveva compreso a fondo le ragioni del Trentino e del Sudtirolo, a volte anche contrapponendosi al suo stesso partito. La sua lungimiranza e la sua attenzione alle autonomie locali portò alla riscrittura del “Pacchetto”, l’insieme di norme che costituiscono la seconda autonomia trentino-altoatesina che prese vita con il nuovo Statuto speciale entrato in vigore nel 1972 col DPR 670, attuando gli obblighi assunti dall’Italia nel 1946 (Accordo di Parigi Degasperi-Gruber), uno dei passaggi fondamentali della storia della nostra Autonomia. La sua lungimiranza e tenacia contribuirono al superamento della crisi dei rapporti fra Sud-Tirolo, Trentino e Stato italiano, e questo secondo Statuto riuscì a conservare integri i fondamentali assetti dell’istituzione regionale, le sue competenze politiche, ordinamentali e di garanzia. La sua prematura scomparsa ha segnato profondamente la vita politica e sociale italiana e ha privato anche il Trentino di un interlocutore attento e interessato alle ragioni dell’autonomia non come spinta isolazionista e volta all’autoconservazione, ma come difesa di quei valori di cultura mitteleuropea che accomunano le regioni di confine del nordest.
La riflessione sulla figura istituzionale di Aldo Moro e il riconoscimento del suo apporto significativo alla storia del Trentino-Alto Adige/Südtirol (non da tutti conosciuto) sfocia in alcune necessarie riflessioni sullo stato attuale della nostra Autonomia e conseguentemente sul ruolo della nostra Regione, tenuto anche conto del recente dibattito che ha interessato l’elezione della nuova Giunta regionale.
L’Autonomia non è un semplice insieme di norme o uno status giuridico: significa invece far da sé, assumendosene appieno la responsabilità; gestire in prima persona le risorse; avere una propria autonomia legislativa in ordine alle materie fondamentali per la vita della comunità, facendo sì che ogni cittadino contribuisca fattivamente alla vita pubblica.
In questo contesto la Regione assume un ruolo indispensabile di cornice, parola chiave fondamentale per interpretarne ruolo storico e potenzialità ancora attuali (e quindi future). Sono le comunità il valore, il soggetto essenziale dell’autonomia e non le costruzioni istituzionali, politiche e amministrative staccate dalle comunità. Chi proviene da piccoli comuni e da comunità a dimensione demografica e peso economico inferiore, ha diritto alla stessa dignità di chi abita nel capoluogo o in aree maggiormente sviluppate.
Questo vale per Trento, per Bolzano e per qualsiasi altra regione ed è una prospettiva chiave in cui inserire la programmazione politica di questa legislatura. La Regione deve continuare a mantenere il proprio ruolo fondativo di tutela dei gruppi linguistici: non possiamo dare per scontata o superata la tutela delle minoranze linguistiche perché il processo di educazione al rispetto e convivenza di tutte le componenti non si può ancora dire superato. Deve inoltre porsi come strumento di pianificazione delle grandi sfide territoriali che accomunano le due Province, e non una gabbia che imprigioni lo spirito vitale delle comunità.
Per tali motivi, la Regione deve poter continuare ad avere un ruolo importante nelle materie di comune interesse.
L’Autonomia rimane sempre la base per uno sviluppo positivo dei nostri territori ed è compito della politica trovare, anche in questa legislatura, un consenso sul futuro ruolo della Regione e sulla forma si vorrà farle assumere in futuro perché possa favorire lo sviluppo culturale, economico e sociale dei territori.
Cons. Vanessa Masè
Trento, 16 marzo 2019