Mondo civico e partiti: importanti sinergie

Interessante spunto di riflessione quello che il Corriere del Trentino ha pubblicato ieri, a firma del Prof. Brunazzo, analisi che, partendo dalla nascita de La Civica, porta ad interrogarsi sul ruolo del civismo e sull’identità che questi movimenti dovrebbero rappresentare.

Prima di tutto, però, mi si permetta un discrimine: vi è una enorme differenza tra il civismo recepito, come parrebbe descriverlo il Professore, alla stregua di una sorta di salomonismo municipale, fatto di camaleontiche entità raggruppate da un fine comune estemporaneo -descrizione, questa, che dubito peraltro troverebbe concorde tanta parte degli amministratori stessi- ed un civismo inteso come progetto territoriale, amministrativo e politico. Questo è quel tipo di civismo che, come La Civica, intendiamo portare avanti.

Civismo territoriale perché, a differenza di quanto tradizionalmente accade, vi è una vera e propria inversione di rotta rispetto al centralismo classico dove le decisioni vengono prese dal vertice e poi diramate capillarmente tramite tutti i gangli gestionali locali. La nostra impostazione ripercorre la ragion d’essere del Movimento: rappresentare il territorio, partendo dalle singole realtà che si fanno attrici protagoniste di una filiera decisionale corta ed esclusivamente locale.

Civismo amministrativo perché il nostro Movimento si basa sulle esperienze dei territori ed è, per così dire, puntellato da una struttura composta in buona parte di persone che vivono le buone prassi di governo del territorio perché sono state o sono tutt’ora amministratori locali.

Ma soprattutto -perché questo pare il nucleo della questione per il Professore, civismo politico. La Civica ha un impianto valoriale ed identitario ben preciso, non è un contenitore vuoto. Di per sé, muoversi a livello provinciale impone una dimensione politica perché di scelte politiche, constatando il pacchetto di competenze sulle quali la nostra Provincia deve governare, ve ne sono da prendere molte. Siamo apertamente schierati sui temi fondanti per il vivere comunitario, su cosa intendiamo per economia sociale, autonomia dei territori, sviluppo locale ed ambientale e qual è per noi la definizione di famiglia: non è, quindi, un problema fare delle scelte, come paventa Brunazzo. Non è difficile capire che un Movimento come il nostro è organicamente strutturato per compartecipare a quel governo del Trentino che si pone come finalità dare linfa alle eccellenze ed ossigeno alla struttura locale in un chiaro impianto identitario, rispettando, quindi, l’anima ed il bagaglio sociale e valoriale che le generazioni precedenti ci hanno lasciato in dote.

Non è un problema per noi fare delle scelte soprattutto e proprio perché l’essere amministratori ci dà gli strumenti per poter dar concretezza alla politica, in quella sintesi tra idealismo e pragmatismo a cui spesso, nelle parole e nei fatti, Rodolfo Borga si rifaceva. Del resto, Borga al pari di molti di noi, proveniva da una chiara esperienza partitica tradizionale prima di decidere, al bivio tra nazionale e locale, di prendere la strada che lo avrebbe portato nel 2013 a fondare Civica Trentina, Movimento da cui noi tutti proveniamo e che è stato recentemente chiuso dai suoi legali rappresentanti per dar vita a La Civica.   

La logica non è di alterità, di contrapposizione tra mondo civico e partiti tradizionali, ma di sinergia. E non potrebbe essere altrimenti: la politica è visione e soluzione ed alcuni aspetti possono esser meglio affrontati con connessioni e reti locali, altri necessitano di un altro e diverso livello.

Secondo molti osservatori le differenze tra i due modelli politici stanno altrove e, tra le principali, vi è la genesi del consenso. I partiti tradizionali ottengono una presenza generalizzata sul territorio dovuta alla diffusione mediatica dei riferimenti nazionali, con i loro leader che entrano nel quotidiano in tutte le case degli italiani e, quindi, anche dei trentini tramite i mezzi di comunicazione, primo tra tutti la televisione. I Movimenti civici, invece, camminano esclusivamente sulle gambe degli aderenti che vivono il territorio. Questa considerazione trova una delle più lampanti rappresentazioni, anche grafiche, quando si analizza l’esito delle urne, con una sostanziale omogeneità del voto nei diversi contesti territoriali, urbani o di valle, per i partiti che godono di un riflesso nazionale ed un sovrapporsi dei voti di lista con quelli di preferenza per i movimenti civici.

Non solo la raccolta del consenso è diversa e, quindi, non essendo concorrenziale è altamente compatibile, ma le civiche ed i partiti nazionali tornano ad essere sinergici anche per il diverso coinvolgimento delle persone che compongono le proprie classi dirigenti. Per una civica come la nostra l’avvicinamento e, quindi, l’avviamento alla politica avviene in via principale tramite le singole comunità locali, le realtà associative, le pro-loco e tutte quelle strutture che si pongono come primo interfaccia tra il singolo e la cosa pubblica. Percorso diverso avviene con l’adesione ad un modello classico di partito.

Quella dei cosiddetti civici, quindi, è sì una sfida difficile, ma perché da loro ci si aspetta di più e quello che si ottiene è frutto unicamente della credibilità, dell’impegno e del lavoro svolto dai loro rappresentanti sul territorio locale.  

Assessore Mattia Gottardi

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